Diverso, nuovo, peggiore

Voglio provare a fare un esercizio di scrittura. Negli anni ho provato molti esercizi di scrittura e li ho trovati quasi tutti un po’ banali. Sicuramente utili ma troppo didascalici perche’ impersonali.

Avendo perso la retina di un occhio ho la possibilita’ di descrivere una mia esperienza non unica ma rara. Almeno rara per persone della mia eta’. Dovrei essere nel fiore degli anni con i miei quasi quarantasei anni.

Credo che la maggior parte delle persone che si ritrovano con la retina distrutta in un occhio siano anziani, o perlomeno questo e’ quello che mi hanno fatto capire i dottori durante le visite.

“Che peccato, a quest’eta’ ” – era la frase che piu’ veniva ripetuta in diversi ambiti da diversi medici.

Pero’ ho anche saputo di altre persone che avevano perso la retina, molti per colpa dei famigerati botti di capodanno che dove vivo sono un rito talmente radicato da avere impatto sulla vita politica della nazione, altri per caso o sfortuna.

Uno di quei casi sfortunati e’ del padre di un mio caro amico che perse la retina da giovane durante il servizio militare. Avere un amico a fianco che poteva rassicurarmi su come suo padre avesse vissuto decenni con questo impedimento senza subire troppe limitazioni nella sua vita mi ha aiutato non poco nel trovare la forza di accettare questa nuova situazione.

Quindi forse un po’ per narcicismo, un po’ con la speranza di far qualcosa di utile a qualcuno, pur con la consapevolezza dovuta all’inadeguatezza della parola scritta che poco puo’ fare in confronto ad una immagine, provero’ a descrivere un poco della mia esperienza e della mia attuale situazione visiva.

Vedo in fronte a me il monitor del computer con cui sto scrivendo, sono in una stanza illuminata dal sole che passa attraverso le numerose tendine delle finestre. In Olanda alle 18 in estate c’e’ un sole (quando c’ e’ il sole) potente quanto il sole delle tre pomeridiane in Italia. Oggi e’ un poco nuvoloso quindi la luce non e’ accecante.

Il mio occhio sinistro, pur con i problemi derivanti da miopia, astigmatismo ed operazione laser sulla cornea, grazie a quella benedizione della tecnologia che sono gli occhiali, riesce a focalizzare abbastanza bene quello che sto scrivendo.

Un noioso errore dell’occhio destro mi ricorda che non ci vedo un cazzo da quella parte. E’ come essere dentro Matrix e capire che la realta’ percepita dalla parte destra del tuo corpo e’ corrotta. Non so come funziona neurologicamente ma credo che il mio cervello stia cercando di computare due immagini completamente diverse che sono proiettate allo stesso momento. L’ immagine chiara, limpida e comprensibile e’ la dominante, ma viene affiancata contemporaneamente da un’ immagine sfocata di luce ed ombra.

Questa e’ la visione che ho la maggior parte del tempo, quando tengo entrambi gli occhi aperti. Se poi aggiungiamo i problemi dell’ occhio sinistro che e’ lontano dall’essere perfetto, la maggior parte del tempo mi ritrovo a rielaborare costantemente immagini non immediatamente chiare. Beninteso, quasi nulla e’ cambiato nell’occhio sinistro ma essendo ormai l’unico strumento di decifrazione dell’ immagine le sue deficienze sono notevolmente aumentate. Fate conto di indossare occhiali da sole in cui una sola lente e’ crepata e offuscata. Fatto? Ora oscurate l’ altra lente.

Ecco, piu’ o meno ci siamo.

Ma guardiamo adesso attraverso l’ occhio rotto. Pur non avendo studiato ottica se non quel poco che si fa alle superiori, inizio a capire come funziona la retina ora che non ne ho piu’ una funzionante. Chiudo d’improvviso l’ occhio sinistro e vedo un velo di colore grigio indecifrabile piu’ chiaro in certi punti e piu’ scuro in altri, con varie graduazioni impercettibili finche’ il passaggio della luce non li rende ovvi.

Quando chiudo l’occhio sano la mia mente ricorda quello che osservavo, o che avevo stampato sulla retina funzionante, pertanto riesco ancora a decifrare cosa, le gradazioni di grigio e luce, significano. Ma anche uno schermo illuminato gigante diventa una flebile gradazione di luce e grigi. Gli spicchi di sole che passano attraverso le tende e le finestre diventano chiazze di luce sfocata. Se passo una mano, cosa che faccio spesso, fra la luce e l’ occhio percepisco l’ ombra generata dalla mia mano anche se il numero delle dita e’ impercettibile dalla vista ma solo dalla consapevolezza della mano. A volte, mentre cammino, mi diverto a chiudere l’occhio buono e a fare qualche passo cercando di ricordare cosa vedevo. E’ bello perche’ posso decidere io quando riaprire l’occhio che mi permette di vederci.

Talvolta la mia mente immagina che ci vedo meglio. Ma e’ una bugia. La retina e’ morta e sta decadendo pertanto semmai ci vedo peggio, ogni giorno la retina rileva meno luce del giorno prima.

Ma la mente, si sa, e’ una burlona.

E questo e’ tutto, la descrizione di cio’ che vedo, di cio’ che la mia mente elabora, senza filtri, in base alla mia capacita’ di descriverla.

L’ho scritta di getto e al momento ho deciso che non faro’ nessun tipo di editing, e non la rileggero’ prima di pubblicarla, lo faro’ sicuramente in un secondo momento ma con questo post volevo solamente buttar giu’ una descrizione grezza di quel che vedo ora.

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